venerdì 18 luglio 2008

Primarie e alleanze, il Pd chiarisca

“Si parla molto di primarie ma non tutti parlano della stessa cosa. Da quello che leggo mi sembra che nel PD ci sia ancora molta confusione: non si capisce quasi mai se si parla di “primarie di partito” o di “primarie di coalizione”: due cose molto diverse tra loro. Con le “primarie di partito” i relativi iscritti sceglieranno il loro candidato. il “candidato di parte”. Con le “primarie di coalizione” i potenziali elettori dei partiti che decideranno di dare vita a una coalizione sulla base di un programma condiviso sceglieranno ” il candidato di tutti”. È del tutto ovvio che gli iscritti dei singoli partiti sceglieranno il proprio candidato, anche tramite “primarie di partito”. In pari tempo è ovvio che le “primarie di coalizione”, se si faranno, si rivolgeranno ai potenziali elettori della coalizione che si sarà formata dopo avere condiviso un programma di mandato.
Se si fa confusione tra questi due piani si rischia di creare una forte confusione tra i cittadini con effetti che potrebbero essere devastanti sulla credibilità stessa del percorso partecipativo attivato e forse anche sull’esito stesso delle elezioni “vere”. Inoltre se uno dei partiti della possibile coalizione attivasse un percorso di consultazione “primarie” senza confini rivolgendosi a tutti i cittadini determinerebbe una tensione con i potenziali alleati per una lesione profonda del principio di lealtà e di rispetto reciproco. Penso che questa mancanza eli chiarezza nelle dichiarazione dei dirigenti bolognesi del PD sia il frutto della discussione ancora aperta tra loro se “correre da soli”(con Di Pietro) oppure aprire un confronto con altre forze politiche basato sulla pari dignità per un “nuovo centro-sinistra”.
E’ bene ricordare però elle oggi la Regione, la Provincia, il Comune di Bologna e tanti altri comuni del bolognese sono governati dal centro-sinistra sulla base di accordi programmatici condivisi. Da solo il PD potrebbe governare la Provincia e molti comuni bolognesi, anche se non tutti. Ma oggi da solo non potrebbe governare né la Regione, né il Comune di Bologna. E’ bene ribadirlo, visto che si vuol far credere che il PD possa fare ovunque quello che vuole.
Il PD governa a Bologna per l’intesa raggiunta con Sinistra Democratica sulla base di un documento presentato dalla “Sinistra in Consiglio”: documento sottoscritto anche da altri consiglieri di sinistra ma che poi sul piano politico si sono riservati la “libertà di voto”. Sinistra Democratica non ha assessori né in Regione, né in Provincia e né in Comune a Bologna per scelta propria; per non confondere il processo di autonomia politica con le poltrone. Di questo poco si parla; anzi vedo che molti del PD fanno di tutto per non parlarne affatto.
Si legge dei rapporti tesi tra il PD e l’Italia dei Valori e del tentativo locale di non farsi travolgere dalle tensioni nazionali: ma Di Pietro e Grillo sono alleati anche nelle piazze di Bologna, o no? Poi leggo che qualcuno nel PD pensa a persone di valore uscite da Rifondazione Comunista nella speranza che possano essere “la copertura a sinistra” delle logiche maggioritarie del PD bolognese. Poi ancora leggo di grandi manovre per la costruzione di un accordo con l’Ude di cui Bologna sarebbe un laboratorio nazionale (”se non ci fosse Cofferatifanno sapere i casiniani bolognesi).
Prospettano nuove maggioranze in tutte le direzioni ma non valorizzano quella che oggi governa Bologna e che ha anche portato all’approvazione del nuovo piano urbanistico della città. il Pse. E’ ben strano, comunque, che in queste confuse manovre nessuno dei dirigenti del PD bolognese evidenzi il valore politico di questo accordo per il governo della città: è politicamente miope e potrebbe anche essere foriero. come il famoso battito d’ali della farfalla, di situazioni molto serie per la stessa governabilità di Bologna. Ma ancor di più è ben strano che il PD bolognese non si senta protagonista della discussione più generale per la costruzione di un “nuovo centro-sinistra” di governo a livello locale e nazionale.
Questa dovrebbe essere la discussione a tutto campo a Bologna dove la crisi del centro-sinistra si è manifestata ancor prima dell’esito elettorale che ha visto PD e Sinistra entrambi sconfitti.
E a maggior ragione questo confronto politico e di programma dovrebbe essere ancora più utile di fronte all’aggressività di Berlusconi e alla sua volontà di mettere in ginocchio le regioni e i governi locali nella speranza di conquistarli alle prossime elezioni”.

mercoledì 16 luglio 2008

Un nuovo centrosinistra, anche a Bologna

“Siamo di fronte a uno scivolamento sociale verso il basso e a una deriva culturale che porta all’isolamento, all’auto-difesa sociale e alla rinuncia a obiettivi più generali di giustizia sociale. In questo brodo di paure anche a Bologna il popolo del centro sinistra si perde e la destra avanza.” Ugo Mazza, capogruppo di Sinistra Democratica in consiglio regionale, interviene sull’analisi del voto del 13 e 14 aprile e sulle prospettive politiche del centrosinistra per impedire questa avanzata. “Per vincere questa sfida non servono scorciatoie: come il voto dimostra non si vince senza una strategia di alleanze programmatiche adeguata all’obiettivo che ci si propone.”
“La sconfitta è stata enorme; ci abbiamo pensato e ci pensiamo con rispetto verso gli elettori. Tranquillizzo quindi chi con boria nel PD si sente vittorioso. Ogni mattina appena ci alziamo ripetiamo a voce alta: “la Sinistra Arcobaleno ha perso e non può dare lezioni a nessuno”. Vorrebbero anche che non esistessimo più e che le nostre ceneri fossero sparse nel vento… La cosa in termini elettorali è già avvenuta, ma senza grandi vantaggi, anche per il PD.
Ma anche l’altra verità deve essere dichiarata: il PD ha perso le elezioni. Una sconfitta pesante, senza testa a testa: il “correre da soli” non è stato un bene per l’Italia. Che faranno gli elettori che hanno creduto al “voto utile” e che lo vedono “inutile”? E quelli che si sono astenute e ancor di più quelli che hanno votato Lega o altro? Che faranno nel 2009? Questo è un problema anche per Bologna e non credo che l’eventuale scelta, ovviamente legittima, del PD di “correre da solo” possa essere un bene per la città.
Vorrei ricordare ai sostenitori di questa “logica di partito” che il PD ha perso anche a Bologna. I dati sono chiari: il PD a Bologna nonostante il ricatto del “voto utile” perde il 3,5% dei voti che l’Ulivo aveva ottenuto nel 2006. Sì, nel voto per la Camera il PD a Bologna ha perso 4 472 voti passando da 128 255 voti del 2006 (lista Ulivo) a 123 783 voti (lista PD). Che poi la percentuale “salti” dal 47,7 al 49,7 è solo uno scherzo statistico che fa gridare alla vittoria chi non vuol vedere che esso è frutto del calo di 20 000 voti validi rispetto al 2006. E’ vero che a Bologna il crollo dell’Unione di circa 16 500 voti è dovuto alla sconfitta di della Sinistra Arcobaleno che perde 17 276 voti, il 67,6 % dei voti ottenuti dai partiti di riferimento, oltre alla Sinistra Democratica che perde con loro.
Dall’analisi fatta sui flussi risulta che, oltre alla massiccia astensione, molti di questi voti sono andati al PD e alla lista Di Pietro che triplica i suoi voti: 14 344 rispetto ai 4 833 del 2006. Tutto merito suo? Non credo. Tanti hanno votato contro Berlusconi, ma non per il PD: una presa di distanza tutta bolognese che potrebbe avere ben altra destinazione nel 2009. La lettura dei dati ci dice anche il “Popolo delle Libertà” perde 9 762 voti rispetto al 2006. Ma la “l’ala dura” del centro destra aumenta di 10 931 voti; 1169 in più di quelli persi dal PDL: la “Lega Nord” cresce di 5 214 e “la destra” con “forza nuova” crescono di 5 717. L’esito elettorale di Bologna non brilla nello scontro politico nazionale. L’ “ala dura” del centro-destra avanza anche a Bologna con il prelievo di voti dal bacino del PD e della sinistra, particolarmente tra i giovani precari, nei luoghi di lavoro e nell’elettorato tradizionale che identificava il buon governo locale con la sicurezza per uno stato sociale bolognese che sempre più i cittadini si sentono sfilare di dosso. Si sentono sempre più abbandonati dal centro-sinistra e dai sindacati: la piccola criminalità è solo il detonatore dell’insicurezza che viene percepita come un fatto di tutti, anche da chi non ha mai avuto a che fare con un “rumeno” vicino a casa.
Siamo di fronte a uno scivolamento sociale verso il basso e a una deriva culturale che porta all’isolamento, all’auto-difesa sociale e alla rinuncia a obiettivi più generali di giustizia sociale. In questo brodo di paure anche a Bologna il popolo del centro sinistra si perde e la destra avanza. Nessuno può evitare una riflessione a tutto campo per il futuro del centro-sinistra. Il nostro popolo ci aspetta alla prova: salari, pensioni, sicurezza e dignità del lavoro e nei territori dovranno essere le prime questioni per combattere l’ingiustizia dell’aumento di profitti e rendite.
Non credo che il PD possa condurre una opposizione, come dice Tonini, “tallonando Berlusconi”: comminerebbe sulla sua stessa strada risultando subalterno e rinunciatario rispetto alla necessità di un’alternativa culturale e politica all’idea di società che propone Berlusconi. E comunque comuni, province e regioni, governati dal centro-sinistra dovranno fare leva sulla loro “diversità” rispetto al governo nazionale, alla politica del centro-destra per essere credibili. E questo ancor di più nelle “regioni rosse” dove la forza del “buon governo” nasceva dalla strategia delle alleanze programmatiche, anche là dove il PCI aveva ben oltre il 50% dei voti. Questa era la “vocazione nazionale” che caratterizzava la cultura di sinistra, qui da noi.
Oggi, pur con modalità diverse, sarà ancora la “vocazione nazionale” a dare forza alla capacità di governo di chi dall’opposizione si candida alla guida del Paese.
Per vincere questa sfida non servono scorciatoie: come il voto dimostra non si vince senza una strategia di alleanze programmatiche adeguata all’obiettivo che ci si propone. All’opposto, chi si batte per una “vocazione maggioritaria” porterà il PD ad attenuare l’opposizione per ricercare un accordo con il centro-destra su una legge elettorale che, al di là della stabilità dei governo, punta al “bipartitismo”, stravolgendo così la Costituzione e la democrazia italiana.
Il problema del programma e delle alleanze programmatiche e politiche per vincere le elezioni, a partire dalle amministrative del prossimo anno non può essere eluso con queste scorciatoie. La sconfitta della Sinistra Arcobaleno e del PD sono un fatto drammatico per il Paese. E’ necessario che tutti aprano le porte per e discutere con tutti, a partire dagli elettori che per primi vivono le conseguenze delle nostre scelte e hanno il diritto di partecipare alla costruzione di una nuova strategia programmatica e di un nuovo centro-sinistra, anche a Bologna. Se questo obiettivo prevale sulle “logiche” di partito solo il confronto programmatico nella pari dignità potrà dire quali sono le forze disponibile a collaborare per un nuovo centro-sinistra per governare: fermate i guastatori per il bene di Bologna”.

12 Maggio, 2008